Poichè si è verificato in una zona molto popolata e in un periodo in cui telefoni cellulari e videocamere sono all'ordine del giorno è stata un'occasione unica che ha permesso di raccogliere una quantità di informazioni senza precedenti sull'evento. «Finora la fisica della caduta dei meteoriti è stata solo teorica, per la prima volta un evento di questo tipo è stato ripreso in diretta da moltissime persone e da più angolazioni» spiega Ettore Perozzi responsabile delle operazioni del Centro Neo (Near Earth Object) dell'Agenzia Spaziale Europea (Esa). I dati prodotti, ha aggiunto, «sono migliori dei test che si possono fare in laboratorio e ci permettono di compiere un grosso balzo di conoscenza su questi eventi». Dalle informazioni raccolte è stato calcolato che l'onda d'urto della detonazione si è formata a un'altezza di circa 90 chilometri. La palla di fuoco è diventata più luminosa e calda a una altitudine di 30 chilometri quando l'oggetto si è frantumato. L'asteroide era una condrite ordinaria e aveva un diametro di 19,8 metri. Quando è esploso, l'oggetto viaggiava alla velocità di circa 18,6 chilometri al secondo. L'energia dell'evento è stata equivalente a un'esplosione di circa 500 kilotoni (circa 30 volte la bomba che distrusse Hiroshima). Un parte della comunità scientifica è però perplessa: «dire che il numero oggetti con diametro superiore ai 10 metri potrebbe essere dieci volte maggiore di quanto si pensi mi lascia un pò perplesso, è un dato che va certificato attentamente» osserva Andrea Milani, dell'università di Pisa e responsabile del gruppo NeoDyS, specializzato nel calcolare le orbite degli asteroidi più vicini alla Terra.
domenica 10 novembre 2013
"La Terra è in pericolo, allarme meteoriti". Annuncio choc su Nature: "Minaccia alta"
A quanto pare c'è da avere paura sul serio, e non siamo di fronte ad un fenomeno da prendere alla leggera.
La minaccia dei meteoriti, infatti, potrebbe essere
maggiore del previsto e per questo servono più studi e programmi di
sorveglianza: è quanto mostrano i dati relativi a origine, traiettoria e
potenza del meteorite che nel febbraio scorso è esploso sulla città
russa di Chelyabinsk.
I nuovi dati, contenuti in tre studi pubblicati contemporaneamente da Nature & Science,
suonano come un campanello di allarme e costringono a rivedere i
modelli teorici sulla probabilità di impatto dei meteoriti sulla Terra.
Secondo gli autori il numero di oggetti con diametro superiore ai 10
metri potrebbe essere dieci volte maggiore di quanto si pensi. Le
analisi sono state coordinate da Jiri Borovicka dell'Accademia delle
Scienze Ceca, Peter Brown dell'università canadese Western Ontario e
Olga Popova dell'Accademia di Scienze Russa.
L'asteroide di Chelyabinsk, è stato il maggiore impatto noto di questo tipo, da Tunguska del 1908.
Poichè si è verificato in una zona molto popolata e in un periodo in cui telefoni cellulari e videocamere sono all'ordine del giorno è stata un'occasione unica che ha permesso di raccogliere una quantità di informazioni senza precedenti sull'evento. «Finora la fisica della caduta dei meteoriti è stata solo teorica, per la prima volta un evento di questo tipo è stato ripreso in diretta da moltissime persone e da più angolazioni» spiega Ettore Perozzi responsabile delle operazioni del Centro Neo (Near Earth Object) dell'Agenzia Spaziale Europea (Esa). I dati prodotti, ha aggiunto, «sono migliori dei test che si possono fare in laboratorio e ci permettono di compiere un grosso balzo di conoscenza su questi eventi». Dalle informazioni raccolte è stato calcolato che l'onda d'urto della detonazione si è formata a un'altezza di circa 90 chilometri. La palla di fuoco è diventata più luminosa e calda a una altitudine di 30 chilometri quando l'oggetto si è frantumato. L'asteroide era una condrite ordinaria e aveva un diametro di 19,8 metri. Quando è esploso, l'oggetto viaggiava alla velocità di circa 18,6 chilometri al secondo. L'energia dell'evento è stata equivalente a un'esplosione di circa 500 kilotoni (circa 30 volte la bomba che distrusse Hiroshima). Un parte della comunità scientifica è però perplessa: «dire che il numero oggetti con diametro superiore ai 10 metri potrebbe essere dieci volte maggiore di quanto si pensi mi lascia un pò perplesso, è un dato che va certificato attentamente» osserva Andrea Milani, dell'università di Pisa e responsabile del gruppo NeoDyS, specializzato nel calcolare le orbite degli asteroidi più vicini alla Terra.
Poichè si è verificato in una zona molto popolata e in un periodo in cui telefoni cellulari e videocamere sono all'ordine del giorno è stata un'occasione unica che ha permesso di raccogliere una quantità di informazioni senza precedenti sull'evento. «Finora la fisica della caduta dei meteoriti è stata solo teorica, per la prima volta un evento di questo tipo è stato ripreso in diretta da moltissime persone e da più angolazioni» spiega Ettore Perozzi responsabile delle operazioni del Centro Neo (Near Earth Object) dell'Agenzia Spaziale Europea (Esa). I dati prodotti, ha aggiunto, «sono migliori dei test che si possono fare in laboratorio e ci permettono di compiere un grosso balzo di conoscenza su questi eventi». Dalle informazioni raccolte è stato calcolato che l'onda d'urto della detonazione si è formata a un'altezza di circa 90 chilometri. La palla di fuoco è diventata più luminosa e calda a una altitudine di 30 chilometri quando l'oggetto si è frantumato. L'asteroide era una condrite ordinaria e aveva un diametro di 19,8 metri. Quando è esploso, l'oggetto viaggiava alla velocità di circa 18,6 chilometri al secondo. L'energia dell'evento è stata equivalente a un'esplosione di circa 500 kilotoni (circa 30 volte la bomba che distrusse Hiroshima). Un parte della comunità scientifica è però perplessa: «dire che il numero oggetti con diametro superiore ai 10 metri potrebbe essere dieci volte maggiore di quanto si pensi mi lascia un pò perplesso, è un dato che va certificato attentamente» osserva Andrea Milani, dell'università di Pisa e responsabile del gruppo NeoDyS, specializzato nel calcolare le orbite degli asteroidi più vicini alla Terra.
Satellite Goce, nessun impatto Ma è allerta fino a domani sera
Sta
viaggiando verso la Terra e si disintegrerà a contatto con l'atmosfera: è
il satellite Goce, lanciato nello spazio nel marzo del 2009
dall'Agenzia spaziale europea (Esa). Ma non è noto sapere dove i
frammenti del velivolo andranno a depositarsi. La Protezione civile non
esclude il rischio che alcuni di essi possano cadere in Italia. Tre le
finestre di interesse: a patire dalle 10 di oggi fino alle 9.35 di
domani. Escluso un impatto in mattinata.
Non è ancora possibile, invece, escludere la pur remota possibilità che uno o più parti possano cadere in Italia nelle altre due finestre temporali già indicate: dalle 19.44 alle 20.24 di oggi interessando potenzialmente i territori di Valle d’Aosta, Piemonte, Liguria e Sardegna, e dalle 7.48 alle 8.28 di domani, lunedì 11 novembre, coinvolgendo potenzialmente il Sud (Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia).
L’Agenzia Spaziale Italiana, che continuerà a rilasciare periodicamente le disponibili previsioni di rientro al fine di mantenere l’intero sistema di protezione civile aggiornato, sottolinea che, a causa del comportamento di Goce, le finestre temporali di rischio sull’Italia potranno essere progressivamente eliminate o confermate solo poche ore prima o a ridosso del rientro stesso.
Non è ancora possibile, invece, escludere la pur remota possibilità che uno o più parti possano cadere in Italia nelle altre due finestre temporali già indicate: dalle 19.44 alle 20.24 di oggi interessando potenzialmente i territori di Valle d’Aosta, Piemonte, Liguria e Sardegna, e dalle 7.48 alle 8.28 di domani, lunedì 11 novembre, coinvolgendo potenzialmente il Sud (Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia).
L’Agenzia Spaziale Italiana, che continuerà a rilasciare periodicamente le disponibili previsioni di rientro al fine di mantenere l’intero sistema di protezione civile aggiornato, sottolinea che, a causa del comportamento di Goce, le finestre temporali di rischio sull’Italia potranno essere progressivamente eliminate o confermate solo poche ore prima o a ridosso del rientro stesso.
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Terremoto, scossa di 2.3 a Cuneo. "Sentita dalla gente, epicentro a Pradleves, in Valle Grana"
Paura all'alba a Cuneo e in tutta la Valle Grana per una scossa di terremoto avvertita dalla popolazione.
La scossa di terremoto è stata registrata in provincia di Cuneo.
Secondo i rilievi dell'Istituto Nazionale di geofisica e vulcanologia,
ha avuto una intensità pari a 2,3 gradi della scala Richter, con
epicentro a Pradleves, in Valle Grana.
La scossa è stata avvertita dalla popolazione, ma non si segnalano al
momento danni a persone o cose. Una scossa analoga è stata registrata
ieri mattina subito dopo il confine, in territorio francese.
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